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Quel giorno che Ciampi e Clinton…

Giugno 23, 20220


Riavvolgendo il nastro dei ricordi ogni tanto viene il dubbio che nel cruciale triennio 1992-1994 la classe politica che aveva guidato la “prima Repubblica” non si rendesse minimamente conto di quel che stava accadendo. Forse perché ne aveva viste tante e sempre era riuscita a schivare il peggio, a galleggiare. E dunque si era intimamente convinta che tutto, fatalmente, passa. Forse solo Cossiga – a suo modo – capì che si stava calando il sipario su una lunghissima fase di storia italiana. Senza neppure avere precisa contezza di chi fosse l’attrezzista manovratore.

Nell’incertezza generale, mentre il mondo intero doveva fare i conti con l’implosione dell’Unione Sovietica, a Washington, com’era normale che fosse, gli occhi erano puntati su Roma. Con questo pregevole The End, Andrea Spiri mette molto opportunamente in luce quanto oltre Atlantico si cercasse di diradare la nebbia e quindi di capire che fine avrebbe fatto un alleato fondamentale come l’Italia. Lo ha potuto fare scavando in profondità negli archivi americani, portando alla luce i confidential report che la rete diplomatica e di intelligence inviava pressantemente alla Segreteria di Stato, consapevole che l’Italia fosse sull’orlo del baratro. A Washington si capiva così quel che noi facevamo fatica a capire, travolti dalla cronaca quotidiana. Lo stesso Bettino Craxi non capì. Tanto da risultare paradossale il discorso programmatico che il leader socialista tenne al Lirico di Milano il 9 febbraio del 1992, appena una settimana prima dell’arresto del “mariuolo” Mario Chiesa. Proprio Spiri lo ha riportato alla luce in altra sede (Annali della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, 1/2022), ricordando come Craxi ammise con Sergio Zavoli che <C’erano circostanze di cui avevo perso completamente il controllo>. E non era certo l’unico ad aver perso il controllo.

L’autore avverte che <non tutto il materiale archivistico si è reso fruibile, molti documenti restano coperti dagli omissis, su altri ancora vige il segreto di Stato>. Come dire che nuove ricerche saranno necessarie, nuove rivelazioni emergeranno e si farà più luce. Ma il contenuto di questo The End basta e avanza per farsi un’idea precisa e innovativa della preoccupazione americana per la sorte dell’Italia in quei frangenti, e contestualmente della cecità della classe politica dell’epoca. Dai report emergono un Craxi al tramonto, i democristiani <feriti e confusi>, le perplessità verso Berlusconi, Bossi e Fini, nuovi protagonisti della scena politica, ma considerati alleati solo di facciata. Per certi versi vengono dunque percepiti i nodi che tormenteranno la “seconda Repubblica”.

È un libro tutto da compulsare, e persino da gustare, questo di Spiri. Non è questa la sede per una sintesi. Tuttavia, mentre l’aggressione russa all’Ucraina sta mettendo in discussione i rapporti con Mosca, il ruolo della Nato, il senso della “globalizzazione”, e fa riemergere in Europa un anti-occidentalismo ideologico antico quanto sotterraneo, è almeno opportuno sottolineare il tono del colloquio che il 17 settembre del 1993 avvenne alla Casa Bianca tra il presidente del Consiglio italiano Carlo Azeglio Ciampi e il presidente americano Bill Clinton, presenti il vice Gore e il segretario di Stato Christopher. Proprio Christopher spiega – mentre forte è la preoccupazione per la tenuta di Eltsin a Mosca – che si sta <valutando un possibile allargamento del perimetro Nato. L’Alleanza deve spingersi verso Est>. Ciampi risponde: <Quello che conta nel lungo termine è la comunanza di valori che incarna la Nato>, che <deve adattarsi ai tempi nuovi>, <può rafforzarsi, andando oltre le questioni militari>. Ancora Christopher: <Bisogna gestire l’allargamento della Nato senza isolare la Russia>. Clinton: <Così come abbiamo dovuto fare attenzione sull’intervento in Bosnia per non creare problemi con Mosca>. Ciampi: <Concordo, l’allargamento della Nato non deve rappresentare una minaccia per la Russia>. Qualcuno, in questi mesi, ha raccontato una storia un po’ diversa, per usare un eufemismo. O ha visto un altro film. The end.

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