Grande attesa, non solo in Germania, per i risultati delle elezioni federali. I seggi si sono chiusi alle 18. Questi i risultati secondo la seconda proiezione, in continuo aggiornamento: CDU/CSU 28,6%, AFD 20,4%, SPD 16,3%, Verdi 12,3%, Die Like 8,5%, FDP 4,9%, BSW 4,7%. Il candidato cancelliere di CDU/CSU, Friedrich Merz, che ha ottenuto un ottimo risultato, è certo di poter guidare il governo. Ma molto dipenderà dal risultato dei liberali e della BSW, che attualmente sono in bilico sul 5%, cioè la soglia che consente di eleggere deputati. In crescita la CDU/CSU, in netto calo la SPD, ma meno del previsto. Balzo in avanti, scontato, della AFD.
Va ricordato che la camera bassa tedesca, il Bundestag, dopo la notifica della legge elettorale, per la prima volta sarà composta da 630 deputati invece che da 736. Anche questo può influire, sia pure marginalmente, sui seggi di ciascun partito.
Se questi risultati fossero confermati, resta da sciogliere il nodo della coalizione. Secondo le proiezioni una Grosse Koalition tra cristiano-democratici e socialdemocratici non ha la maggioranza. Inevitabile sembra un accordo anche con i Verdi.
Nei giorni scorsi le ipotesi erano numerose, quasi un gioco di prestigio. La Grosse Koalition, con CDU/CSU e SPD. La Nero-Verde, con CDU/CSU e Verdi. La Kenya tripartita con CDU/CSU, SPD e Verdi. La Giamaica, con CDU/CSU, Verdi e FPD. Infine la Germania, con parti di CDU/CSU, SPD e FDP. Il BSW e Die Linke non erano presi in considerazione, come naturalmente AFD.
I tedeschi hanno votato in un clima attonito, di grande tensione. Gli elettori hanno reagito accorrendo alle urne. L’affluenza è salita all’84%, un record dal 1990, quando ci fu la riunificazione. Il clima non poteva essere diverso. La crisi economica è evidente. E non è da meno la gravità della crisi politica provocata dal cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz con il licenziamento del ministro delle Finanze liberale Christian Lindner e di quello dell’Economia, il Verde Robert Habeck, che ha portato dalle elezioni anticipate. L’inedita alleanza di governo tra socialdemocratici, liberali e verdi è finita nel caos. E non hanno certo aiutato l’accoltellamento di un turista a Berlino davanti al Memoriale della Shoah da parte di un 19enne rifugiato siriano legato all’Isis. Né la tentata strage di una settimana fa a Monaco, dove un afghano rifugiato in Germania da anni, con il processo di espulsione ancora in corso, si è lanciato in macchina contro la folla, uccidendo una madre e la sua bambina di due anni.
È pesata dunque sugli elettori tedeschi la percezione di vivere in un paese diventato insicuro. Anche su questo sentimento ha fatto leva Elon Musk con il suo post su X: “Alternative für Deutschland è la migliore speranza per la Germania”. Anche oggi, a urne aperte, ha condiviso un post di un utente: «Germania. Vai alle urne e vota per l’AfD. La tua vita dipende da questo», commentando con un “Sì”.
In ogni caso, al centro delle elezioni, è stato il partito AFD guidato da Alice Weidel. Fondato nel 2013, si presenta come nazionalista, ultraconservatore, euroscettico, contrario all’immigrazione, difensore dei valori tradizionali. Con molti paradossi. Lo scrittore tedesco orientale Ingo Schulze, intervistato dal “Corriere della Sera”, sottolinea come il paradosso riguarda innanzitutto la leader Alice Weidel: “Il fatto che presieda un partito che idealizza incessantemente la famiglia come padre, madre e figli, mentre lei stessa vive con una donna dello Sri Lanka e i loro due figli”. Peraltro vive in Svizzera. Tuttavia Schulze non considera AFD un partito “Soprattutto neoliberista e nazionalista, con componenti non irrilevanti di estrema destra”, e trova “folle” che sia votato dalla classe operaia e che sia riuscito ad “affermarsi come l’unico partito dell’Est”.
In realtà non è difficile comprenderlo, perché le differenze tra Germania Est e Germania Ovest non sono scomparse con la caduta del muro di Berlino nel 1989. La riunificazione tedesca è stata per molti versi virtuale. La spaccatura tra ex Germania Ovest ed ex Germania Est è ancora palese, sono il profilo economico e sociale. Ad Est le retribuzioni sono più basse, la disoccupazione più elevata. La popolazione è più anziana e tende a rimpiangere i tempi della DDR e della sua vicinanza con la Russia sovietica. Ne deriva una visione tendenzialmente filorussa nella guerra putiniana contro l’Ucraina, e in questo si rispecchia nelle posizioni della AFD, come, d’altra parte, del partito di estrema sinistra Die Linke.
In fondo, la riunificazione del 1990 – il grande sogno realizzato di Helmut Kohl – ha sconvolto il sostanziale bipolarismo politico su cui si basava la Germania Ovest, con i due partiti alleati di ispirazione cristiana – la CDU protestante e la CSU cattolica – e la SPD socialdemocratica, che a Bad Godesberg nel 1959 abbandonò l’ideologia marxista, con il liberale FPD spesso ago della bilancia. Un equilibro rotto, nel 1993, dalla affermazione del partito dei Verdi, da tempo in crisi.
Per mesi Musk ha cercato di influire sulle elezioni tedesche. Per farlo, da ultimo, ha chiesto ospitalità al quotidiano Die Welt: “La Germania – ha scritto – si trova in una fase critica: il suo futuro è sull’orlo del collasso economico e culturale. Come persona che ha fatto investimenti significativi nel panorama industriale e tecnologico della Germania, credo di avere il diritto di parlare apertamente del suo orientamento politico. L’Alternativa per la Germania (AfD) è l’ultima scintilla di speranza per questo paese”. Gli ha risposto il direttore Jan Philipp Burgard: “Elon Musk è il più grande genio imprenditoriale del nostro tempo. Con le sue innovazioni, ha rivoluzionato i settori dei pagamenti, dell’automotive e dello spazio. Il prerequisito per i suoi spettacolari successi è sempre stata un’analisi radicale dello status quo. Per quanto riguarda la Germania, Musk ha ragione quando vede il nostro Paese in crisi economica e culturale. Le politiche sbagliate in materia di migrazione, energia e società dell’era Merkel e della coalizione del semaforo hanno messo a rischio la nostra prosperità. La diagnosi di Musk è corretta, ma il suo approccio terapeutico secondo cui solo l’AfD può salvare la Germania è fatalmente sbagliato. Cominciamo con la ripresa dell’economia tedesca. Richieste come la riduzione della burocrazia, la deregolamentazione e i tagli alle tasse non sono sbagliate solo perché provengono dall’AfD. Ma Musk – chiarisce Burgard – sembra trascurare il quadro geopolitico in cui l’AfD vuole posizionare la Germania. Secondo il suo manifesto elettorale, l’AfD considera “necessaria” l’uscita della Germania dall’Unione Europea. Per la Germania come nazione esportatrice, ciò sarebbe una catastrofe”. Nonostante l’impegno di Musk, i tedeschi hanno evitato la catastrofe.
Pubblicato anche su “The Social Post”: