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Mundial, Eroi e un po’ di tristezza

Luglio 10, 20220

Non riesco ad avere un ricordo nitido dell’11 luglio 1982. Paradossalmente ricordo meglio Italia-Germania 4 a 3, e non perché diventò un bel film. Forse perchè ero solo uno studente liceale e quella partita l’ho vista all’estero, in Svizzera, circondato da tedeschi. Chissà.
Sicuramente l’11 luglio 1982 ero in redazione. Sicuramente ho visto la partita. Sicuramente ho gioito sbandierando il Tricolore. Ricordo che non me l’aspettavo, e non ero il solo. Poi, quello che ricordano tutti: Bearzot che gioca a carte con Pertini, Spadolini avvolto nella bandiera. L’Italia riscoperta all’improvviso. Cose così. E gli anni Ottanta che in fondo partirono sul serio da lì, lasciandosi alle spalle gli anni di piombo, ma non tutti i nostri problemi.
Quarant’anni dopo è normale che i giornali ne scrivano, di quella vittoria, nostalgia canaglia, anche colando retorica. L’Italia non stava benissimo, Vincere il Mondiale dopo 44 anni fu uno straordinario evento popolare. Il pessimismo diffuso scemò. Cominciammo a illuderci che tutto sarebbe migliorato. Ci sta. L’euforia collettiva aiuta. Lo sport aiuta.
Ricordo, nella notte, di aver comprato il “Corriere dello Sport” e la “Gazzetta dello Sport”. Da qualche parte conservo ancora quelle copie. Ho scoperto che su eBay si vendono a caro prezzo. Ma non li venderò. Il ‘Corriere”, il giorno dopo, vendette 1.699.996 copie, un record battuto solo per il Mondiale del 2006. Cifre oggi incredibili. Era un altro mondo.
Ho fatto una piccola ricerca e sono andato a controllare come titolò il “Corriere della Sera”: <L’Italia ha vinto il “Mundial”>. Niente di che, e neppure a tutta pagina, sette colonne di spalla. Ben diversi i quotidiani sportivi. Normale, ma fino a un certo punto.
La “Gazzetta” era diretta da Gino Palumbo. Il “Corriere” da Giorgio Tosatti. Tanti anni fa – avevamo da poco vinto il mondiale berlinese – lo incontrai, casualmente. Salutandolo, gli ricordai il 1982 e il successo del suo “Corriere”. Volevo dire una cosa carina a un collega che stimavo. Ma sbagliai. Attribuii a lui non il suo titolo – “EROICI!” – ma quello della “Gazzetta”, “CAMPIONI DEL MONDO!” Mi sarei sotterrato. Se fosse ancora tra noi, gli chiederei ancora scusa.
“Eroici!” era il titolo più bello. Ed era suo. Enfatico? Sì. Ma giusto. Bearzot e i suoi se lo meritavano.
L’episodio e il titolo mi sono tornati in mente dopo aver ritrovato quello – triste – del “Corriere della Sera”, diretto dal triste Alberto Cavallari. Ma quel titolo triste mi ha colpito molto. Cioè, l’Italia trionfa e apri il giornale con due colonne di politica? Titolo: <I “venti giorni” per l’austerità>. Occhiello: <Le misure all’esame dei ministri economici>. Sommario <Si dovrà decidere su legge finanziaria, tariffe, scala mobile, manovra fiscale>.

Presidente del Consiglio era Spadolini, succeduto al biennio di Forlani. Poi toccò a Fanfani (Rieccolo!), a Craxi, ancora a Fanfani, a Goria, a De Mita, ad Andreotti, ad Amato… e tutto crollò. A ragione.

Quel giorno il “Corriere” scriveva: <Nei circa venti giorni che ci separano dalla fine di luglio il governo dovrà collaudare con una serie di importanti leggi economiche la validità dell’accordo politico sottoscritto al Senato dai cinque partiti della maggioranza. Un passaggio dalle parole ai fatti che il presidente del Consiglio pone come condizione indispensabile per la propria permanenza a Palazzo Chigi. E, del resto, che cosa resterebbe della sua allarmata relazione sullo stato della finanza pubblica se nel momento decisivo i ministri non fossero capaci di ritrovarsi su una linea collegiale, ancora una volta condizionati da rivalità personali e di partito?> In carica da due settimane, Spadolini si dimise il 23 agosto. Tornato in carica lo stesso giorno, governò ancora per soli quattro mesi. Il pentapartito, il Caf, e tutto il resto… sapore d’antico.

Questa era l’Italia del “Mundial”. Anche per questo Bearzot, Zoff, Cabrini e gli altri li giudicammo “Eroici”. Per qualche giorno dimenticammo un paese alla deriva. Grazie a loro. Ma quel pezzo del “Corriere” non sembra tristemente di attualità? Nel profondo, è realmente cambiato qualcosa in quarant’anni? Magari la politica di oggi dovrebbe rileggerlo quel pezzo. Con attenzione. Cercando di capire la storia. Prima di farci cadere nell’ennesimo baratro.

Comunque, ancora grazie, Eroi del pallone!

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