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Qui niente politica…

Settembre 7, 20220

Qui non si parla di politica. No, non c’è un cartello che lo vieti. Sono vietate molte cose, ma non questa. Qui, nella piazzetta dove si affacciano le degenze di oncologia, pediatria, otorino e oculistica, proprio non si parla. Non molto, comunque. Qualcosina di calcio. E poi di prelievi, di appuntamenti, di visite, di spicci. Dove i prelievi sono di sangue, gli spicci servono per il caffè o la bottiglietta d’acqua ai distributori del piano, che danno anche il resto.

“Lei quando esce?” “Quanto è stato in sala?” Nessuno parla del perché è stato in sala. In piazzetta c’è pudore. Come se ci si preoccupasse del male dell’altro. Sta meglio o peggio di me? La piazzetta è fatta così. Mascherine. Altrimenti non eri entrato. Parenti e amici per due chiacchiere sul fuori, o sul “mi son dimenticato le posate”.

In realtà non manca niente. Sì, una forchetta al posto di un cucchiaio per la minestrina ma, insomma, non ci si può lamentare. Non manca niente. Neppure l’umanità. Medici, specializzandi, infermieri, studenti tirocinanti, inservienti. Corrono, domandano, s’informano, scrutano. Rispondono alle domande più stupide, banali. Placano gli ansiosi. Tranquillizzano i preoccupati. Rimproverano gli sfuggenti. Una frenesia elettrica diffusa ma ordinata, direi. Come in una fabbrica. Come nella cucina di un grande ristorante.

Qui, nella piazzetta e dintorni, funziona tutto. Onestamente. E nessuno si lamenta. L’eterna lagna italica si ferma davanti a queste mura. L’andassero a lavorare di quello che non fa niente ma se la prende con un plurale generico, qui non funziona. Potrebbe essere fulminato con uno sguardo.

“Ma, allora, mi dimettono? Scusi, per dirlo a casa…” “Non lo so”, risponde l’infermiera, mentre impassibile controlla sul portatile quali medicine ti deve rifilare, se deve fare il prelievo, se tutti i tubicini sono a posto… “Vedrà, glielo dice il dottore…”

Questa umanità dolente non parla di politica. Non legge i giornali. Non accende la televisione se non per la partita. Gioca col telefonino. Parla di vacanze. I più giovani, tra il personale, parlano di che cosa faranno a fine turno o di quel che hanno fatto ieri. Si telefona a casa. Si tirano i bambini stringendo loro le mani perché non possano perdersi, come capita in spiaggia. Al massimo si chiede da dove vieni e che fai nella vita oltre le mura. Chissà quanti dicono la verità. E si ferma lì.

Questo mi ha stupito. Non si parla di politica. Non si parla di futuro. Neppure della sanità che non funziona. Forse perché qui – al Santa Maria della Misericordia, a Perugia – funziona. Anche se s’è perso un cucchiaio e la pasta corta al pomodoro non è proprio da stella Michelin. Ma, insomma, si mangia.

Per deformazione professionale vorrei fare domande, capire chi vota chi e perché. In fondo è un osservatorio importante. Ma no. Qui non si parla di politica. “Non è che per cortesia può cambiarmi 10 euro?” Dieci no, signora, ma tenga… “Dí grazie al signore…”

Forse esiste un’Italia civile. Mentre fuori le mura… Già, la crisi energetica… La democrazia in pericolo… I buoni e i cattivi… Il Bene e il Male… I piedi per terra, per cortesia.

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