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Sondaggi e alambicchi

Settembre 10, 20220

Stop ai sondaggi. Ma si continuerà a farne, ogni giorno. Per legge non potranno essere diffusi, ma i vertici politici li seguiranno con attenzione. Per sondare gli umori. E magari per aggiustare il tiro su qualche tema, su qualche particolare.

Non credo molto ai sondaggi. Possono indicare una tendenza. Ma si sa che molti elettori decidono all’ultimo momento. Spesso nel segreto dell’urna, senza confessarlo a nessuno. I primi a saperlo sono proprio i sondaggisti, che puntualmente mettono le mani avanti. Dunque l’appuntamento è per il 25 sera, dopo le 23, quando usciranno i primi exit poll. Anch’essi traditori. Mica è vero che l’elettore appena uscito dal seggio dice la verità. Probabilmente faremo notte.

Di più. I sondaggi possono influenzare l’elettorato, in un senso o nell’altro. È noto che si tende a seguire l’onda, a ingrossare le fila del presunto vincitore. Se questo è il destino, si pensa, tanto vale contribuire a renderlo più chiaro. D’altra parte i delusi dai presunti sconfitti possono superare le perplessità e rispondere al richiamo della foresta. Non mi piacciono, hanno sbagliato tutto. Ma sempre meglio degli altri.

Ragionamenti del genere si stanno diffondendo tra gli elettori tradizionalmente di sinistra. Amareggiati, scontenti. Ma disposti a tentare di limitare i danni. Per capirlo basta ascoltare amici, conoscenti, persone normali, qualunque. Come siamo tutti, in fondo.

Ne deduco che il centrodestra sbaglierebbe se pensasse di aver vinto a tavolino. Poi, il centrodestra ha un problema di bacino elettorale. Inutile girarci intorno. Sarà pure arcaico e fuori dal mondo, ma esiste un piccolo mondo marginale che non ama una destra democratica, europeista e atlantica. Peggio ancora se conservatrice. Non ama neppure l’Italia, in verità. Quel piccolo mondo non voterà. O voterà per Italexit. Se non altro per sfregio. Insieme ai no vax e a cretini sparsi.

Specularmente, a sinistra, una quota di potenziali elettori non voterà. Sbandierare l’agenda Draghi non l’ha aiutata. Esiste una sinistra-sinistra. Comunista? Mah… Sicuramente antiliberale, anti americana e anti atlantica, europeista per finta. Certo, il PD ha inglobato Fratoianni, ma alleato con un Letta né carne né pesce non drenerà gli anti sistemici, quelli del vogliamo tutto. Non voteranno, se non, parzialmente, ripiegando su Conte. Soprattutto al Sud, ma era scontato, al di là dei sondaggi. La questione meridionale esiste, non è mai stata risolta. Lo sviluppo industriale, incentivato dalla Cassa del Mezzogiorno, da tempo si è arenato, salvo rare e pregevoli eccezioni. Nel mondo del lavoro precario e al nero, il reddito di cittadinanza è una manna alla quale è difficile rinunciare, almeno come speranza. Fallace, perché affossa il Mezzogiorno giorno dopo giorno, sempre di più. Ma si vota anche di pancia, d’istinto. Dunque persino l’avvocato “del popolo” recupera consensi, come accadeva ai tempi di Achille Lauro nel napoletano. E anche dei Gava.

Sarà proprio il Mezzogiorno il nodo di Gordio che chi vincerà dovrà finalmente cercare di sciogliere. È la sfida somma. Al di là delle ideologie, dei principi. È la sfida del futuro del nostro Paese. La sfida di un’Italia finalmente unita. Ci vorrà tempo. Neppure un governo di cinque anni può bastare. I miracoli non sono di questo mondo. Eppure, c’è chi già punta sulla instabilità. Sul vabbè, tanto dura poco. E tutto torna come prima. Maggioranze incerte, estenuanti trattative sul nulla. Pensieri obliqui. Cerchiobottismo. Gli alambicchi sono in funzione. Ma, in un momento storico critico come questo, c’è poco da scherzare. Proprio poco.

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