GIORNALISMO · ATTUALITÀ · STORIA
Seguimi sui social:

Facce ride, Montesa’

Novembre 15, 20220

Ogni tanto incontro Enrico Montesano, vicino casa. Cammino io, cammina lui. Dimesso, vecchio. Non lo conosco personalmente. Lui non conosce me. Dunque niente saluti. Non l’ho mai considerato un grande attore, anche se mi ha fatto ridere. E di questo lo ringrazio. Ora mi mette tristezza. Perché infilarsi  nel tritacarne televisivo? Possibile che non si riesca a fare a meno delle luci del palcoscenico, qualunque esso sia? Perché esporsi a quella inutile iena della Selvaggia Lucarelli? Lei deve guadagnare per vivere. Potrebbe farlo con maggiore  acume, ma è un problema suo. Lui non più. Potrebbe evitare. Ma, si sa, il palcoscenico dà dipendenza, come una droga. La televisione di più.

Invece no, provocatore da sempre, insiste. E finisce in graticola indossando una maglia della X MAS, puntualmente diffusa. Eccolo, il nostalgico! Dio ce ne scampi! Ma di che cosa vogliamo che sia nostalgico un attor comico minore che l’unico rapporto con la politica l’ha avuto come iscritto al PSI dal 1975 e al PDS dal 1991? Già, per il PDS dalemiano fu consigliere comunale di Roma e parlamentare europeo, per un paio d’anni.

Ma di che che cosa sarebbe nostalgico? Dell’epoca dei nani e delle ballerine? Della rivoluzione d’ottobre? È comunista Montesano? Magari glielo chiedo, quando lo incrocio di nuovo sul marciapiede. È nostalgico del fascismo, per di più nella declinazione “repubblichina”?
Non sto qui a fare tutta la storia della Decima. Nacque nel 1939 nella Regia Marina, come Prima, poi Decima, dal 1941. Solo dopo, dal 14 settembre 1943 (la RSI non esisteva ancora) fu un reparto autonomo di fucilieri di Marina, al comando di Junio Valerio Borghese. Sì, quello del presunto golpe. Sì, quello che tentò di accordarsi con gli Alleati per impedire l’invasione titina della Venezia Giulia. Sì, quello che di politica capiva nulla, come Montesano. Un soldato coraggioso, questo sì, ma nulla di più. Talvolta basta per diventare un mito, per i simpatizzanti. Un mostro, per gli antipatizzanti.

Ma non facciamolo stupido l’attor comico. Se ha indossato la maglia della Decima, sia pure nelle prove, è perché prima o poi si sarebbe notata. E di lui si sarebbe parlato. Magari qualcuno, sulla nostra via condivisa, lo insulta. E ne sarebbe contento. Ora tira fuori i reperti. Poster del “Che” compreso. Io da qualche parte ho anche la faccia di Mao da occhiello. Lasciamo perdere, che è meglio. Sono tempi seri. Non è tempo da Montesano. Né dei suoi scandalizzati critici. Né di editti televisivi, che producono solo martiri “eroici”. Né dei suoi difensori “a gratis”, come si dice a Roma.

Il MAS della “Beffa di Buccari” al Vittoriale

Piuttosto, MAS è l’acronimo di Motoscafo armato silurante. Tecnico, banale. Troppo per D’Annunzio, che lo usò nella “beffa di Buccari” (1918). Così lo “tradusse” in Memento audere semper. È conservato al Vittoriale. D’altra parte i MAS ebbero degli eroi veri, non di cartapesta. E anche i SLC (Siluri a lenta corsa), cioè i “maiali”.

D’Annunzio s’era inventato anche la Rinascente, un anno prima. Oggi è di proprietà thailandese. Peccato.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *