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Da “Vola colomba” a Zelensky, politica e canzonette

Gennaio 30, 20232

C’è un non so ché di paradossale nel dibattito sull’ospitata del presidente ucraino Zelensky al Festival di Sanremo. Peraltro, se ho capito bene, consisterà nella trasmissione di una sorta di appello registrato. Ma, si obietta, il Festival è la sede della musica, uno spettacolo, che senso ha “inquinarlo” con un contenuto strettamente politico? Un’obiezione francamente ipocrita.

Non sono stati “politici” i sermoni che da anni vengono affidati ai conduttori? Non sto a fare l’elenco. Alcuni sono stati belli e opportuni. Altri molto meno. Ma sono valutazioni personali. Comunque ci sono stati. Né possiamo dimenticare che anche le canzoni proposte hanno avuto spesso un contenuto “politico”.  Politico in senso lato, se si vuole. Certo sociale e culturale.

Faccio un esempio. Perché l’apprezzai, molto. Era il febbraio 1994. Nel maggio del 1992 c’era stata la strage di Capaci. Giorgio Faletti cantò Signor Tenente. Ve la ricordate?

“Minchia signor tenente/ E siamo qui con queste divise/ Che tante volte ci vanno strette/ Specie da quando sono derise/ Da un umorismo di barzellette/ E siamo stanchi di sopportare/ Quel che succede in questo paese/ Dove ci tocca farci ammazzare/ Per poco più d’un milione al mese/ E c’è una cosa qui nella gola/ Una che proprio non ci va giù/ E farla scendere è una parola/ Se chi ci ammazza prende di più/ Di quel che prende la brava gente”.

Era politico, quel “minchia!”. E dette una scossa. Fece riflettere.

A citarle tutte, le canzoni “politiche”, non la finiremmo più.  Le canzoni, nel bene e nel male, rappresentano un’epoca. Anche quando non vanno a Sanremo. Ve lo ricordate il Gianni Morandi di “C’era un ragazzo che come me/ Amava i Beatles e i Rolling Stones/ Girava il mondo, ma poi finì/ A far la guerra nel Vietnam”? Bella. Antiamericanismo allo stato puro. Eppure…

Ma torniamo a Sanremo. 1952, seconda edizione. Nilla Pizzi aveva vinto la prima con Grazie dei fiori. E vinse anche la seconda con Vola colomba. Una canzonetta mielosa? Non esattamente. Ve lo ricordate il testo? Eccolo: “Dio del Ciel, se fossi una colomba/ Vorrei volar laggiù dov’è il mio amor/ Che inginocchiata a San Giusto/ Prega con l’animo mesto/ Fa che il mio amore torni, ma torni presto/ Vola, colomba bianca, vola/ Diglielo tu/ Che tornerò”.

Forse è stata la canzone più politica nella storia del Festival. Sarà stato pure subliminale, ma gli italiani dell’epoca capirono bene il messaggio. Si parla di San Giusto, dunque di Trieste. Josip Broz Tito non apprezzò. Trieste tornò in Italia due anni dopo, nel 1954. Quel tornerò era una promessa. Per fortuna realizzata. E non era scontato. 

Dunque, dovremmo preoccuparci per un appello di Zelensky? Putin non la prenderà bene? Ma noi, in sostanza, da che parte stiamo? Con una nazione aggredita o con l’aggressore? La questione è complessa. Parliamo di geopolitica e di geoeconomia. Ma anche di libertà. Della libertà dei popoli di scegliere in quale modello di società vogliono vivere. Nella democrazia o nell’autocrazia? Gli ucraini, dopo il dominio sovietico, hanno scelto l’Occidente. Aiutarli è un dovere, in ogni modo. Abbandonarli al loro destino sarebbe ignobile. E persino contrario ai nostri interessi. Meglio una pace subito, certo. Ma non è così semplice. La pace bisogna volerla in due. Dalle parti di Mosca questa volontà, finora, non è emersa. Per molte ragioni. La principale è che se Putin ammette la sconfitta crolla il suo sistema di potere, e con esso ciò che resta di un impero malmesso. Ma non l’abbiamo attaccato noi. Persino l’Unione Sovietica è implosa. Nessuno le ha dichiarato guerra. Capita.

La faccio troppo facile? Può darsi. Ma troppi ipocriti la fanno troppo difficile. Nella storia capita che si tratti di scegliere: o di qua o di là. Con tutti i nostri difetti, io preferisco stare di qua. Putin non apprezzerà. Ma i russi da sempre seguono il Festival alla tv. Se non gliela oscurano, avranno qualche motivo per riflettere. Come Tito.

Per chi volesse ascoltarla:

2 comments

  • Cesare Manfroni

    Gennaio 31, 2023 at 8:53 am

    Caro Gianni, oltre che interessante e come sempre condivisibile , il tuo commento questa volta , per chi ha lan mia età, ha toccato anche le corde del cuore . Erano i primissimi anni della Universitá e delle nostre manifestazioni per Trieste Italiana, tutti avvolti nel tricolore : quanta genuina passione e anche qualche scontro con la “Celere” ! E “Vola Colomba” affiancata all’Inno di Mameli! Le cause “giuste” vanno sempre difese in tutte le sedi ……..!

    Reply

    • Gianni Scipione Rossi

      Gennaio 31, 2023 at 8:59 am

      Caro Cesare, ogni tanto è bene ricordare. Credo che il significato di Vola colomba oggi non lo sappia quasi nessuno… Ciao

      Reply

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