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Il giudizio delle lettrici…

Maggio 3, 20230

Quando si scrive un libro, è scontato che si sia ansiosi di sapere quale sarà il giudizio di chi lo leggerà. In fondo è sempre un esame. Quello degli amici fa piacere, ovvio. Quello degli addetti ai lavori è importante. Ma, di solito, il recensore, salvo rari casi, non ne scrive se non lo trova almeno interessante. Dei lettori ignoti non si sa praticamente nulla. E il dubbio ti rimane.

Giorgio Dell’Arti si è inventato un torneo letterario che coinvolge i lettori di Robinson, supplemento letterario di Repubblica. Il curatore assegna due libri a ciascun partecipante e questi deve sceglierne uno e recensirlo. Scopro per caso che in gara è stato messo anche il mio L’America di Margherita Sarfatti. L’ultima illusione. Non ha vinto, per carità. Ma è interessante sapere che cosa ne abbiano pensato quattro persone – tutte donne – che lo hanno letto, senza avere alcun rapporto con l’autore. Dunque le pubblico, anche quelle critiche. In ogni caso, le ringrazio. È ovvio che a me piaccia la prima.

Antonella d’Apruzzo

Il libro “L’America di Margherita Sarfatti” è molto interessante, di piacevole lettura e può essere apprezzato anche da chi normalmente non è abituato a leggere saggi.
Scorre veloce raccontando un aspetto e un personaggio del periodo fascista di solito poco trattato e descritto sotto una luce ancor più nuova, quella dei rapporti dell’Italia fascista con l’America. Corredato da una minuziosa ricerca storiografica, fa comprendere bene i rapporti tra Mussolini, i gerarchi fascisti e le figure di spicco dell’America, Roosevelt in primis. Ci descrive un momento storico cruciale in cui Mussolini scelse di volgere il suo sguardo a Hitler piuttosto che a possibili proposte americane e illustra con delicatezza le probabili delusioni vissute dalla Sarfatti nel passare da figura di riferimento sentimentale e intellettuale del Duce, a scomodo personaggio di secondo piano. Ci fa comprendere sia la donna che il personaggio storico e politico, il suo punto di vista e come era guardata e giudicata dal suo contesto di appartenenza, i delicati equilibri in cui si muoveva.
L’autore riesce inoltre a sottolineare con competenza quei passaggi del libro della Sarfatti che descrivono come la donna si sia trovata in contrasto tra il suo mondo di riferimento e quello americano, in cui tentava, per non cadere probabilmente in un conflitto ideologico ed emotivo dilaniante, di trovare sinergie e congruenze. Commenta anche bene la forma letteraria del libro, i vari snodi del testo, e ci guida in una comprensione approfondita sia storica che letteraria.

Mariacristina Ragazzoni

Un’intellettuale ebrea convertita al cattolicesimo e amante di Mussolini, posizione che le garantì visibilità e possibilità di carriera finchè rimase in auge. Il saggio si basa sul libro che la Sarfatti scrisse a seguito di un viaggio in America, libro che secondo lo stesso autore “sfiora la mera propaganda, un testo disorganico, scritto principalmente in funzione di un recupero del rapporto ormai esausto con Mussolini”. Molta insistenza sulla “civiltà bianca”, svarioni come la sentenza sui grattacieli. “questi giganti hanno vita breve”. Più che la scrittura in sè ho trovato sgradevole l’oggetto del saggio, la protagonista e i contenuti. Letto per puro dovere di partecipante al Torneo.

Cristina Ferrero

Pur trattandosi di un saggio, le ripetute citazioni virgolettate ne rendono la lettura poco scorrevole e poco coinvolgente. Non sono riuscita ad entrare nel personaggio di Margherita Scarfatti, nonostante la curiosità di conoscere una figura a me poco nota.

Maria Bruna Scarano

Mi è apparso secco più che asciutto, rapido più che agile. Mi hanno colpito più le citazioni del testo della Sarfatti che le riflessioni dell’autore.

 

 

 

 

 

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