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Mea culpa e pandori

Dicembre 20, 20232

Sia chiaro, non mi piace il moralismo. La morale sì, il moralismo no. Dunque non ho niente contro Chiara Ferragni e Federico Leonardo Lucia. Sono giovani. Hanno trovato il modo di diventare milionari. Buon per loro. Dietro il moralismo di solito si nasconde l’invidia. Per chiarezza, da dizionario, si tratta del “malanimo provocato dalla constatazione dell’altrui prosperità, benessere, soddisfazione”. Per i cattolici è uno dei peccati capitali. Ho tanti difetti, ma non sono invidioso. Se hanno avuto successo, vuol dire che sono stati capaci di utilizzare al meglio gli strumenti di comunicazione messi a disposizione dalla tecnologia moderna. Non l’hanno inventata, ma sanno usarla. Ci vogliono intelligenza, e fatica. Vivono in un lusso pagato caro.

Chiara, di mestiere, fa l’influencer.  È dunque riuscita a diventare – sempre da dizionario – un “personaggio di successo, popolare nei social network e in generale molto seguìto dai media, che è in grado di influire sui comportamenti e sulle scelte di un determinato pubblico”. Ci è riuscita mettendo in mostra la vita privata sua e della sua famiglia. Non mi piace. Mi sembra una cosa folle e poco morale. Ma non la giudico.

Influencer è un neologismo. Ma tradotto in italiano, senza perifrasi, è una persona che fa pubblicità. La Ferragni è riuscita a raggiungere un numero talmente elevato di follower (seguaci, in italiano), che riesce a farsi pagare cifre stratosferiche per segnalare questo o quel prodotto. In questo non c’è niente di male.

Il mestiere di Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez, francamente non l’ho capito. Sarebbe un rapper, ma come cantante vale meno di niente. I testi delle sue canzoni fanno onestamente schifo. Come tanti testi di musica leggera, che però hanno successo perché cantati bene. Lui non sa cantare. Senza la moglie sarebbe nessuno, anche se ama pontificare su qualunque argomento, confermando ogni volta di essere ignorante, cioè colui che ignora.

Pubblicità, dunque. La faceva anche D’Annunzio, non possono farla i Ferragnez? Si, possono. Non l’hanno inventata loro. E, comunque, senza la pubblicità non sarebbe esistito lo sviluppo economico, e neppure la modernità. La pubblicità ci opprime, in tv, alla radio, nei social? Talvolta. Ma se non esistesse non conosceremmo le offerte sul mercato, dal profumo ai libri, dalle tende da sole alle forchette. Poi tocca a noi scegliere. Ricordate Carosello? Era prodotto con gusto, ma era esattamente pubblicità. All’epoca, in Italia, nascono i “testimonial”. E gli attori ci mettevano la faccia. È un lavoro. Mica rubano. Non rubava Lydia E. Pinkham, che a fine Ottocento inventò in America la pubblicità medicale, promuovendo il suo Vegetable Compound, che non era solo un intruglio e qualche suo beneficio sembra fosse garantito.

Neanche la Ferragni, quando promuove un prodotto, ruba. E così arriviamo al pandoro. E anche alle uova di Pasqua. La questione è stranota. E squallida. Perché se vendi la tua faccia per promuovere un prodotto non c’è problema, e funziona. Io non ci faccio caso, ma tanti scelgono quel pandoro proprio perché tu ce la metti la faccia. E, giustamente, ti fai pagare. Troppo? Non direi, perché l’azienda produttrice, e i suoi lavoratori, prosperano anche grazie a te. Va bene, a meno che il pandoro non sia avariato. Dunque il moralismo che maschera l’invidia è disprezzabile.

Ma il caso di cui tanto si discute è diverso, avariato. Il messaggio è: compra questo pandoro, anche se costa più della media, perché io lo promuovo affinché una quota degli incassi vada in beneficienza. Solo che quella quota è risibile ed è, peraltro, versata dal produttore. E tu influencer guadagni facendo abusivamente la parte della persona talmente buona da aiutare i poveri. Al povero intirizzito San Martino dono’ la parte interna del suo mantello, quella di calda pelliccia, non gli avanzi.

C’è chi difende la Ferragni. Per molti andrebbe ancora una volta perdonata. Soprattutto dopo le sue scuse in gramaglie. Scuse attoriali, finte come Giuda.

Mi dispiace, non perdono. Anche se regala un milione a un ospedale. Ex post. Inqualificabile. In ogni caso. Peggio la toppa del buco, avrebbe detto mia nonna. Altra epoca? No, per la morale non esiste un’altra epoca. È una regola eterna del vivere civile. Almeno del mio. Mi hanno insegnato che è giusto fare beneficienza. Si deve. Secondo le proprie possibilità. Ma la beneficienza deve essere segreta, non sbandierata ai quattro venti. Si fa in silenzio. Neppure i beneficiati devono sapere, per non sentirsi debitori e umiliati. Vale, nella mia cultura, persino per le offerte in chiesa, alla messa. Non per caso esiste il sacco per la questua, chiuso, con un buco al centro. Puoi dare un euro o cinquanta. Ma devi infilarli in modo che nessuno possa vedere quanto offri. Insomma, non devi ostentare e farti bello perché puoi dare qualcosa in più di chi ti siede accanto.

Un altro mondo? Può darsi. Ma è il mio mondo. Ci tengo. Gentili Ferragnez, guadagnate quanto volete. Non vi faccio i conti in tasca. Ma non prendete in giro i semplici, mascherandovi da filosofi del bene. Siete solo una coppia che si crogiola nel nulla.

Sono antipatico? Si, consapevolmente.

Buon Natale.

Ps. In fondo anche inserire la copertina della biografia di Lydia E. Pinkham è pubblicità. È edita da Wiseman Publishing & Video. Ma io non prendo percentuali.

2 comments

  • Fabio Maria Santucci

    Dicembre 21, 2023 at 10:04 am

    Complimenti as usual… auguri!!

    Reply

    • Gianni Scipione Rossi

      Dicembre 21, 2023 at 10:15 am

      Grazie. Augurissimi

      Reply

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