Delegato dal Ministro della Cultura Alessandro Giuli, ho portato il saluto in apertura dei lavori:
“Onorevole presidente Anna Rossomando, onorevoli senatori, il presidente Corsini sa che sarei stato comunque presente a questa iniziativa come semplice membro del Consiglio d’indirizzo dell’Istituto Nazionale Parri. Impegnato oggi su vari fronti, il ministro della Cultura Alessandro Giuli mi ha chiesto la cortesia di rappresentarlo e di portare a tutti voi il suo saluto e il suo augurio di buon lavoro, che naturalmente è anche il mio.
Penso che questa iniziativa debba essere apprezzata, perché contribuisce a porre la storia al centro del dibattito pubblico, tanto più perché siamo alla vigilia dell’ottantesimo anniversario della Liberazione, che è la base fondativa della nuova Italia democratica e repubblicana.
Da quel 25 aprile 1945 abbiamo riconquistato, grazie anche al sacrificio di tanti italiani, la libertà civile e politica. E la libertà di pensiero, che riguarda anche la storiografia.
Ricordo una lettera che lo storico e diplomatico Attilio Tamaro, espulso dal PNF nel maggio del 1943 per filoebraismo, scrisse all’amico Vincenzo Fagiuoli, il 5 settembre del 1952: <Tu non hai un’idea della miseria della letteratura storica fascista, composta tutta quando di molte, o moltissime cose non era lecito parlare e altre bisognava saltare trasfigurandole>. La conquistata libertà di pensiero in fondo ci costringe, se ci occupiamo di storia contemporanea, a essere intellettualmente onesti, senza trasfigurazioni, senza farci condizionare da ogni legittima opinione politica. Questo mi hanno insegnato i miei maestri Carlo Vallauri, Sandro Setta e Lamberto Mercuri.
Né posso dimenticare la lezione di Renzo De Felice, quando sosteneva che <Nessuna esigenza politico-morale può sostituirsi al procedere scientifico della ricerca storica>. E aggiungeva: <Ai giovani dico: ponetevi di fronte ai problemi con la vostra coscienza democratica, con la vostra cultura, qualche che sia. Noi storici, noi vecchi intellettuali possiamo offrirvi una fotografia del passato la più vicina possibile al vero e non falsificata dalla propaganda e dalla faziosità>.
Il ministero della Cultura pone grande attenzione alla valorizzazione degli studi storici. Come sapete è stata rivitalizzata la Giunta Storica Nazionale e con essa gli Istituti che ne sono parte, a cominciare dall’Istituto storico italiano per l’età moderna e contemporanea, cheda tempo era in sofferenza. Si sta lavorando sul tema fondamentale delle biblioteche e su quello, altrettanto fondamentale, degli archivi, un patrimonio collettivo indispensabile per gli studi e la memoria nazionale. Senza gli archivi – pubblici e privati – è impossibile fare seriamente storia.
Certo, la storia si studia prima nelle scuole – sul come si studi il dibattito è aperto – poi nelle università, ma non si può sottovalutare il ruolo degli istituti storici, al di là dell’Istituto Parri e della sua rete. Tutti, attraverso i loro archivi e i loro ricercatori, contribuiscono ad arricchire il mondo della storiografia. Questa è, almeno, la mia convinzione. Buon lavoro”.