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“Non sono fascista. Se lo fossi lo direi”

Agosto 19, 20220

Piove. L’estate sta finendo. Forse. Una scorsa ai giornali. E anche ai social. A parte il maltempo, siccome tra poco più di un mese si voterà, le notizie sono due. La prima è che l’ex premier russo Medvedev, noto etilista, chiede agli europei di <punire i vostri governi idioti>. Lo fa mentre Erdogan dice che <La Turchia sta dalla parte dell’Ucraina>. Il risveglio di Medvedev non mi pare rilevante. Quello di Erdogan, con tutte le sue ambiguità, lo è. Vedremo gli sviluppi.

La seconda notizia è che domani esce sul settimanale conservatore inglese “The Spectator” un’intervista con Giorgia Meloni. Come ormai è d’uso, domani esce il settimanale in formato cartaceo, ma la versione web è perfettamente disponibile.

Eccola, integrale:

https://www.spectator.co.uk/article/is-giorgia-meloni-the-most-dangerous-woman-in-europe

Volendo, la si trova anche tradotta in italiano:

https://www-spectator-co-uk.translate.goog/article/is-giorgia-meloni-the-most-dangerous-woman-in-europe?_x_tr_sl=en&_x_tr_tl=it&_x_tr_hl=it&_x_tr_pto=sc

L’intervista è firmata dal giornalista e storico Nicholas Farrell, che da tempo vive in Italia. È noto per aver pubblicato la biografia Mussolini. A new live (Orion, 2003), poi tradotta in italiano (Mussolini, Le Lettere, 2006). All’epoca fu accusato in patria di “revisionismo” perché – come ricorda la sinossi – <ha messo in discussione la vulgata anglosassone sul dittatore fascista, secondo la quale sarebbe stato soltanto un “grottesco buffone”. Questo stereotipo, elaborato dalla storiografia britannica, non sarebbe in grado, secondo Farrell, di spiegare il fatto che Mussolini sia riuscito a impadronirsi del potere e a tenerlo saldo nelle sue mani per ben vent’anni senza grandi spargimenti di sangue e neppure spiegherebbe come egli abbia potuto essere considerato “un genio” da sir Winston Churchill>.

Ho letto questa biografia, come tante. Onestamente mi sembrò un po’ confusa, direi superficiale. Niente di ché. Pone interrogativi che molti altri storici si sono posti. Ma – come forse qualcuno ha creduto, magari senza leggerla – non è un ritratto acritico di Mussolini. Lo dico perché, ovviamente, nel citare l’intervista alla Meloni, si ricorda chi ne è l’autore, come se aver scritto quella biografia lo collochi nella categoria dei giornalisti “simpatetici”. Mah…

Non è così. Farrell fa il suo mestiere correttamente. Le chiede tutto. Anche sul fascismo. Un tema che per i lettori inglesi è particolarmente sensibile, com’è normale in un Paese che ha combattuto e vinto la seconda guerra mondiale contro la Germania nazista e l’Italia fascista. Non che non sia esistito un “fascismo” britannico. Né si può sottacere che il fascismo fu apprezzato, all’inizio, da ambienti conservatori. A parte Churchill, ammiratore di Mussolini, prima di esserlo di Hitler, fu per esempio Harold Sidney Harmsworth, poi Lord Rothermere, fondatore dei quotidiani popolari “Daily Mail” e “Daily Mirror”. Ma Oswald Mosley, con la sua British Union of Fascists, non ebbe alcun seguito. Mosley si avvicinò a Hitler e nel 1940 fu arrestato.

Questa è la storia, in estrema sintesi. Sostenere che i Tories britannici abbiano oggi una qualsiasi simpatia per il fascismo sarebbe un paradosso.

Ma veniamo alle risposte di Giorgia Meloni:

“Quando abbiamo fondato Fratelli d’Italia, lo abbiamo fondato come centrodestra, a testa alta. Quando sono qualcosa, lo dichiaro. Non mi nascondo mai. Se fossi fascista, direi che sono fascista. Invece non ho mai parlato di fascismo perché non sono fascista”.

<Tirando fuori qualcosa dal fondo del telefono, mi dice: “Ecco una dichiarazione che ho fatto nel 2006, quasi 20 anni fa, che un giornalista italiano, giornalista di sinistra, ha pubblicato – e gli ho detto: “Mussolini ha commesso vari errori: le leggi razziali contro gli ebrei, la dichiarazione di guerra, un regime autoritario. Storicamente ha fatto anche altre cose buone, ma questo non lo salva”>.

<Nel DNA di Fratelli d’Italia non c’è nostalgia del fascismo, del razzismo, dell’antisemitismo. C’è invece un rifiuto di ogni dittatura: passato, presente e futuro>. Che dire di quelle volte in cui i membri del suo partito sono stati filmati mentre facevano il saluto fascista? “Sono una piccola minoranza”, dice. “Ho sempre detto ai capi del mio partito, anche nei promemoria, di esercitare la massima severità con qualsiasi manifestazione di imbecille nostalgia perché i nostalgici del fascismo non ci servono. Sono solo gli utili idioti della sinistra>.

Quella “piccola minoranza” a me non piace. Ma il punto non è questo. Il punto è come le anticipazioni dell’intervista sono state accolte dalla stampa. “Repubblica” titola “Giorgia Meloni prova a convincere (il conservatore) The Spectator”. Come se fosse impossibile. D’altra parte, in questi giorni, sempre su Repubblica”, Natalia Aspesi aveva scritto di “femministe illuse che votate Meloni”, e Mirella Serri la definiva “donna del Ventennio”. Come dire, le donne che odiano le donne.

E siamo sempre lì, al passato che non passa. Tra un po’ prenderanno per sovversivo simpatizzante persino Ernesto Galli della Loggia, che oggi sul “Corriere” (La storia d’Italia e le ombre del passato) invita a lasciar stare la storia quando si parla di politica attuale: <Farsi consapevoli del passato italiano non significa un banale embrassons nous, non significa l’oblio. I torti e le ragioni stanno ormai scritti nella storia, che registra tutto e aiuta a non dimenticare. Ma la storia non è una prigione, non può essere la prigione del nostro futuro>.

Poi ci sono i social. Il titolo di “The Spectator” è “Prima donna. Giorgia Meloni è la donna più pericolosa d’Europa?” Cito solo due commenti maschili, senza ovviamente far nomi. “Donna è una parola grossa”. “Comunque si, è la più pericolosa perché quell’altra stronza di Le Pen non ha in Francia lo stesso sostegno che Meloni ha in Italia. Comunque nessuna delle due è fica come questa, né fuori né dentro”.

A parte il fatto che la Meloni non è stata tifosa di Marin Le Pen nelle presidenziali francesi, questo aulico commento è accompagnato da una foto della premier finlandese Sanna Marin, che è considerata evidentemente non più brava ma più bella, come se fosse questo il tema politico. Le donne odiano le donne. E anche gli uomini. Capita che, proprio ieri, sia stato diffuso il video di una festa privata. Si vede Sanna Marin che balla, come una qualsiasi giovane ragazza. Per questo è stata molto criticata, anche nel suo Paese. Dovrebbe pensare a governare, non a ballare.

Non so. Cioè, lo so benissimo. L’uso politico della storia è sbagliato. Considerare le donne come contorno estetico è sbagliato. Forse in Italia si ha ancora paura di un premier donna. E mi vengono in mente due grandi donne in politica. Per par condicio, la laburista Golda Meir e la conservatrice Margaret Thatcher. Grandi leader, non soprammobili.

 

 

 

 

 

 

 

 

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