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Israele, tra Calvino e Herbert Pagani

Ottobre 22, 20231

Guardo i telegiornali, un po’ tutti. Si moltiplicano le immagini dalla striscia di Gaza colpita dalla reazione israeliana. Sofferenza, naturalmente. Emergenza sanitaria. Vittime dei raid, anche innocenti. Tutto vero. Certo. Come purtroppo è scontato quando la parola passa alle armi. È però raro, rarissimo che si ricordi perché tutto ciò accade. L’alba del 7 ottobre è dimenticata. Come se l’aggressione omicida di Hamas a Israele, la strage di civili, di donne, bambini fossero solo un incubo notturno, non tragica verità.

Si dimentica, in sostanza, chi ha scatenato la guerra. Si confondono aggressori e aggrediti. Si rovesciano i ruoli. Israele, colpito da una organizzazione terroristica che si pone come obiettivo la sua distruzione, viene trasfigurato – nel messaggio pubblico – in Stato aggressore, colpevole neppure più di una eccessiva reazione ma di una aggressione tout court. Come se, dopo il 7 ottobre, colpito, avesse dovuto subire senza alcuna reazione. Per ragioni umanitarie, si dice. Mentre la disumanità di Hamas, anche verso i palestinesi di Gaza, passa in secondo piano, sfumata nella retorica.

Non è la prima volta che accade. Accade, in realtà, da 75 anni. Da quando Israele fu aggredita dagli eserciti dei paesi arabi circostanti. Ma vinse. Come nel 1967, nella guerra dei sei giorni, come nel 1973, nella guerra del Kippur. Vinte. Come se, di fronte a una tragedia come la guerra, non conti chi l’ha scatenata e subita.

Sono francamente stanco dei due pesi e due misure applicati alla situazione mediorientale. Un criterio ignobile, che ogni volta si rinnova.

Allora mi sono venute in mente due testimonianze, per me molto significative. Quest’anno ricorre il centesimo anniversario della nascita di Italo Calvino. Sì, il grande scrittore, del quale si ristampano i libri. Al quale si dedicano mostre ed acritici omaggi. Il grande scrittore che definì il George Orwell di 1984 un “libellista di second’ordine”, colpevole di diffondere “uno dei mali più tristi e triti della nostra epoca: l’anticomunismo”.

Ebbene quel grande osannato scrittore, nel 1968, ricevute da un palestinese alcune poesie con la richiesta di poterle pubblicare, rispose che “In noi europei il trauma della persecuzione dei palestinesi ha una speciale risonanza, perché i loro attuali persecutori hanno sofferto le persecuzioni sotto il nazismo”. E aggiunge che, a suo parere, “le vittime del passato siano diventate gli oppressori di oggi è un fatto angosciante”. Aggredito un anno prima, Israele non avrebbe dunque dovuto reagire. Calvino non solidarizza con Israele aggredito, e conferma la sua “solidarietà agli oppressi palestinesi e ai loro combattenti della resistenza”.

Il rovesciamento dei ruoli è un vizio veramente antico. Per questo non mi emoziona il centenario calviniano. Se ne occupino i retori.

Seconda testimonianza. 1975. Alla televisione francese Herbert Pagani – ricordate il grande artista ebreo italiano nato a Tripoli? – pronunciò la sua “Arringa per la mia terra”.

Si chiude così:

<A quelli che mi chiedono: e i palestinesi? Rispondo “io sono un palestinese di duemila anni fa, sono l’oppresso più vecchio del mondo, sono pronto a discutere con loro ma non a cedergli la terra che ho lavorato. Tanto più che laggiù c’è posto per due popoli e due nazioni”.
Le frontiere le dobbiamo disegnare insieme. Tutta la sinistra sionista cerca da trent’anni degli interlocutori palestinesi, ma l’OLP, incoraggiata dal capitale arabo e dalle sinistre europee, si è chiusa in un irredentismo che sta costando la vita a tutto un popolo, un popolo che mi è fratello, ma che vuole forgiare la sua indipendenza sulle mie ceneri. C’è scritto sulla carta dell’OLP: “verranno accettati nella Palestina riunificata solo gli ebrei venuti prima del 1917”.
A questo punto devo essere solidale con la mia gente. Quando gli arabi mi riconosceranno, mi batterò insieme a loro contro i nostri comuni oppressori. Ma per oggi la famosa frase di Cartesio penso, dunque sono non ha nessun valore.
Noi ebrei sono cinquemila anni che pensiamo e ci negano ancora il diritto di esistere. Oggi, anche se mi fa orrore, sono costretto a dire mi difendo, dunque sono>.

Mi fermo qui. L’Olp non esiste più. Ora c’è Hamas. Calvino può finire nel cestino della storia. E rendo onore a Herbert Pagani.

One comment

  • Elena

    Ottobre 22, 2023 at 8:52 pm

    Su Israele è stato più lucido Pasolini di Calvino!

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