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Nostalgia canaglia

Dicembre 23, 20230

Qualche hanno fa, nel 2018, l’istituto di ricerca tedesco Bertelsmann Stiftung realizzava e pubblicava un’indagine per comprendere quanto la nostalgia del passato fosse diffusa nell’opinione pubblica europea. Alla domanda <Siete d’accordo con l’affermazione “Il mondo era un posto molto migliore”?>, il 77% degli italiani ha risposto affermativamente. Saremmo dunque i più nostalgici tra gli europei presi in considerazione. Il valore medio è risultato del 67%. Un sentimento, quello della nostalgia, comunque molto diffuso, e trasversale alle opinioni politiche. Esistono, infatti, semplificando, una nostalgia di destra e una nostalgia di sinistra. O meglio, nostalgie diversificate ma presenti sia tra chi si percepisce come politicamente conservatore sia tra chi si percepisce progressista, con tutte le approssimazioni insite in queste definizioni, mutevoli a seconda del contesto geopolitico.

Resta da capire, naturalmente, che cosa si intenda per nostalgia, il perché di questa fascinazione per il passato e, prima ancora, per quale passato. E quali conseguenze ne derivano. Intorno a questi interrogativi, in fondo, si sviluppano i contributi di questo interessante, e per certi versi provocatorio, La politica della nostalgia. Il passato come sentimento e ideologia, curato da Cristina Baldassini e Giovanni Belardelli, che non prende in considerazione solo il caso italiano, ma va oltre, raggiungendo gli Stati Uniti, l’America Latina, la Spagna, con la consapevolezza che avrebbe potuto spaziare ben oltre, a cominciare – se non altro per la vicinanza geografica – dalla Francia e dalla Turchia guidata da Recep Tayyip Erdoğan, che sembra ispirarsi più all’epoca ottomana del Califfato piuttosto che al laicismo modernizzante di Mustafa Kemal Atatürk.

Quanto all’utilizzo, nella riflessione storico politica, del termine nostalgia, i curatori avvertono che, nell’impostazione del volume, si è <evitato di partire da una definizione di nostalgia alla quale i vari contributori dovessero attenersi, nella convinzione che questo sentimento collettivo, indubbiamente multiforme e sfuggente, si sia manifestato in luoghi e tempi diversi con caratteristiche mai identiche>. Scelta quanto mai opportuna, dovendo analizzare l’uso e il peso della nostalgia in contesti diversi. Con la consapevolezza, peraltro, che il termine fu coniato alla fine del Seicento dallo studente di medicina Johannes Hofer, fondendo le parole greche nostos (ritorno) e algos (dolore): ne erano vittime i soldati svizzeri costretti a vivere lontani dagli usi e costumi dei loro villaggi. Ne derivava uno dolore inguaribile e struggente. In fondo lo stesso che colpì i colonizzatori portoghesi, anche se il termine saudade ha forse un significato più ampio, una sorta di malinconia romantica senza tempo, che riguarda contestualmente passato, presente e futuro, luoghi e persone.

Più che la nostalgia, dunque, in questo volume si studiano le nostalgie in politica, ciascuna con le sue radici e le sue conseguenze. Nonostante gli studi più recenti siano conseguenze di due fenomeni manifestatisi quasi contemporaneamente, seppur diversi tra loro: era il 2016 quando l’elezione di Donald Trump alla presidenza portò all’attenzione globale la nostalgia dell’America bianca, qui affrontata da Giovanni Borgognone, mentre la Gran Bretagna sceglieva di lasciare l’Unione Europea, nella illusoria convinzione di poter tornare – senza lacci – ai fasti del passato.

E l’Italia? L’Italia, avverte preoccupato Ernesto Galli della Loggia, soffre di una malattia tutta sua: il perenne <rimpianto delle occasioni mancate>, di quel che poteva essere e non è stato. Malattia grave, perché <vivere con l’animo colmo di nostalgia equivale politicamente a vivere con la testa volta all’indietro, equivale a credere che il passato non passi e viceversa sia sempre attuale, non accorgersi delle novità, e quindi, per esempio – colmo del paradosso – non riuscire a cogliere le nuove occasioni che magari si presentano. Significa stare sempre un passo indietro rispetto alla realtà>.

La retorica delle occasioni mancate con colpisce solo l’Italia. Ma il caso italiano è paradigmatico. Si comincia con il Risorgimento, che avrebbe dovuto essere diverso, e quindi diventa <l’occasione mancata originaria>. Ma poteva realmente essere conquistata in altro modo la tardiva unità della Nazione? E così via, di tempo in tempo, di svolta in svolta, fino al presente. Tutte diverse, le svolte, da quello che, teoricamente, soprattutto per le parti politiche sconfitte, avrebbero dovuto essere. Dovuto, non potuto. Così si arriva al paradosso della <storia sbagliata>.

Il Risorgimento, per cominciare dall’inizio. Chi lo considera, per i suoi esiti, un’occasione mancata, fa finta di non sapere che un’Italia unita repubblicana non sarebbe stata accettata dalle potenze europee. E chi lamenta le difficoltà dei primi decenni unitari dimentica che <L’Italia unita era un paese povero, popolato per nove decimi di analfabeti, con un debito pubblico schiacciante, senza infrastrutture, senza scuola, con fortissime divisioni interne, alle prese per giunta con una Chiesa cattolica ostilissima>. Ma le riflessioni di Galli della Loggia vanno oltre, condannando lo strabismo, spesso interessato, con il quale si guarda, ma non si vede, la realtà. Travisata anche dall’altra faccia della retorica, la <necessità fatale>, con la quale si autoassolse la classe politica che non seppe arginare il fascismo. Un modo di leggere la storia che ha determinato <un’ovvia e gravissima conseguenza per l’educazione politica del paese: un infantilismo politico di massa>. Ne consegue che l’Italia sia <sempre alla ricerca di ciò che avrebbe potuto essere e non era stato, sempre cullandosi nella beata italica nostalgia di un passato mai esistito>.

L’esito di questa analisi è nella sostanza condiviso da Giovanni Belardelli, che si interroga sulle cause della debole percezione dell’Italia come Nazione. <Di norma – sottolinea – se consideriamo la nostalgia come sentimento individuale, si prova nostalgia verso qualcosa che è stato direttamente sperimentato o vissuto e che ora non c’è più, qualcosa di cui coltiviamo il rimpianto e che vorremmo riportare in vita o sperimentare di nuovo. Con il sentimento nazionale ottocentesco […] ci troviamo di fronte invece alla nostalgia come sentimento collettivo indirizzato verso qualcosa che si pensa di aver perduto ma che in realtà non è mai esistito, almeno non nella forma e con le caratteristiche con cui diviene oggetto del sentimento nostalgico>. Di qui i rischi del tempo presente, che il volume segnala, aiutando a comprendere la pericolosità di una politica che, condizionata dalla nostalgia, impedisce di progettare il futuro. Ma, per paradosso, va venire una salutare nostalgia della politica.

 

Cristina Baldassini, Giovanni Belardelli (a cura di), La politica della nostalgia. Il passato come sentimento e ideologia, Marsilio, Venezia 2023

 Indice

 Introduzione, di Cristina Baldassini e Giovanni Belardelli

Alle origini della nostalgia politica, di Stefano De Luca

Il paese delle occasioni mancate, di Ernesto Galli della Loggia

La nostalgia del fascismo e della monarchia nell’Italia repubblicana, di Cristina Baldassini

La nostalgia di cristianità del populismo latinoamericano, di Loris Zanatta

La nostalgia politica nella Spagna del tempo presente, di Alfonso Botti e Maria Elena Cavallaro

Nostalgia post-imperiale nella nuova Russia, di Fabio Bettanin

La nostalgia dell’America bianca, di Giovanni Borgognone

Nostalgia e nazione tra passato e futuro, di Giovanni Belardelli

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