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Ardeatine, “tumultuaria ferocia”

Marzo 22, 20240

Roma, 24 marzo 1944. Sono trascorsi ottant’anni. Non si può dimenticare quel giorno. Oggi il presidente dell Repubblica Sergio Mattarella ha reso solenne omaggio al Mausoleo delle Fosse Ardeatine. Al di là dell’omaggio doveroso, è un bene che, nell’anniversario dell’eccidio di 335 innocenti, vittime della rappresaglia seguita all’attentato dei GAP a via Rasella contro il battaglione Bozen, che provocò la morte di 33 soldati altoatesini e di 6 passanti, siano stati pubblicati due libri importanti.

A Maio Avagliano e Marco Palmieri si deve Le vite spezzate delle Fosse Ardeatine. Le storie delle 335 vittime dell’eccidio simbolo della resistenza (Einaudi). A Dino Messina Controversie per un massacro: Via Rasella e le Fosse Ardeatine. Una tragedia italiana (Solferino). Libri da leggere, senz’altro.

Entrambe le stragi sono state oggetto di dibattiti politici e storiografici, a cominciare alla loro genesi. E forse i dibattiti continueranno sempre. D’altra parte colpirono nell’immediato i contemporanei, che ebbero difficoltà a capirne il significato e a conoscere i fatti. Lo dimostra anche il diario del diplomatico Attilio Tamaro che, richiamato da Berna nel 1943 e contrario alla nascita della RSI, segue da Roma gli eventi bellici e politici, appuntando notizie e sensazioni. Per questo è interessante rileggere le righe che scrive il 30 marzo 1944 sulle Ardeatine:

<Il caso particolare è reso più sinistro dalla sua tumultuaria ferocia. Hanno preso le vittime a casaccio dove le hanno trovate: nelle carceri di via Tasso, nel “terzo” o nel “sesto” o in non so quale altro dei paurosi bracci di Regina Coeli, a S. Gregorio e altrove: non soltanto comunisti, ma quanti per ragioni politiche erano imprigionati e inquisiti, i più probabilmente vittime di odiose denuncie anonime e ingiustamente sospettati. Si fanno i nomi del segretario di legazione Grenet, mutilato di questa guerra. Dei generali Lordi, Fenulli, Mattei, Simoni (cinque medaglie al valore), dei colonnelli Talamo, Frignani, Montezemolo, Avoglio (grande Mutilato e d’altri che si sapevano arrestati: si dice anche Aldo Finzi, e i professori Canali, Gesmundo, Albertelli e Ginzburg e tanti altri, destinati a santificare col loro martirio le loro idee. Sarebbe stata distrutta nell’ecatombe un’intera famiglia, cioè sette uomini di tre generazioni. Rifiutano ancora di dare i nomi dei giustiziati ed è un altro delitto, poiché lasciano centinaia di famiglie nell’angosciosa incertezza. Voglio credere che il numero delle vittime sepolte nelle grotte ardeatine sia minore di quanto hanno detto: qualcuno sostiene invece che sia aumentato e che altre decine sieno state massacrate per essere morti due o tre dei soldati feriti. A Regina Coeli si sono viste scene strazianti di persone venute a cercare i loro cari e avvertite che non vi si trovavano più. Certamente dal lato politico i Tedeschi non potevano tradire i loro interessi in modo più spropositato, né offendere più profondamente l’anima italiana. L’odio che portano ai “traditori” li accieca.

Voci sempre più disonorevoli per la politica tedesca corrono sui “misteri” di via Tasso, dove le S.S. hanno le loro prigioni: si narra che gli arrestati ivi inquisiti vengano sottoposti a torture, abbiano le mani bruciacchiate, sieno frustati a sangue o trattati con stillicidii sul capo e con iniezioni debilitanti la volontà. Molto dev’essere vero. I Tedeschi si inabissano seguendo la logica, che i tradimenti devono essere scoperti e puniti. Un alone di odio e di orrore circonda la casa di via Tasso e i nomi di Dolmann e Kappler, comandanti delle S.S. e sanatici direttori di quel mortorio. I quali però devono anche disprezzarci, poiché hanno veduto la profonda abiezione della stampa romana, che s’è strisciata ai loro piedi, scrivendo per giustificare la rappresaglia, e la più laida bassezza di quei funzionari della polizia repubblicana, che, girando per le prigioni, hanno raccolto le vittime per il loro piombo>.

Il testo integrale in:

Gianni Scipione Rossi, Attilio Tamaro: il diario di un italiano (1911-1949), Rubbettino, Soneria Mannelli 2021, pp. 820-821

 

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